«Ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile ad un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche» (Mt 13,52)
N.1 - Gennaio-Marzo 2008
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Vite esemplari

Un apostolo senza frontiere

Don Bernardo Antonini (1932-2002), la storia di un sacerdote italiano fidei donum nella Russia dal tempo della Perestroika in poi

a cura di Marion Schwaneberg

«Dimorava in Dio», scrisse su di lui il vescovo francescano di Verona, Mons. Flavio Roberto Carraro. «Si è speso totalmente, con passione, per annunciare il Vangelo, per formare nuovi sacerdoti. Non ha risparmiato le su forze, non si è scoraggiato di fronte a nulla». Don Bernardo era nato a Cimego (Trento), il 20 ottobre 1932. Fu ordinato sacerdote il 26 giugno 1955 e nel 1977 entrò nell’Istituto Paolino “Gesù Sacerdote”.
Il 3 gennaio 2005, Mons. Taddeus Kondrusiewicz, l’allora Vescovo di Mosca, nella prefazione del libro di Beatrice Immediata dedicato a don Bernardo Antonini, scrive: «Bielorussia 1991. Sono passati alcuni giorni dalla decisione del Santo Padre di mandarmi in Russia. Improvvisamente ricevo a Grodno una telefonata dall’Italia. Il discorso comincia in inglese ma, piano piano ci troviamo a parlare in russo. Il mio interlocutore si presenta: è don Bernardo Antonini, professore nel Seminario della diocesi di Verona, ed è desideroso di lavorare in Russia. Questo fu per me un vero e proprio dono del cielo. Lasciavo la mia amata Bielorussia e partivo per la Russia, il paese dove non c’erano sacerdoti».
«Don Bernardo è stato un ottimo Vicario per la pastorale. La rinascita della Chiesa in Russia aveva bisogno di tutto: di sacerdoti, ma anche di libri liturgici e religiosi, della formazione dei laici, di iniziare l’attività apostolica con i mezzi della comunicazione sociale, le attività caritative, la catechesi, la formazione permanente dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose … e così via».
Mons. Kondrusiewicz rileva: «Gesù Cristo gli ha concesso di vedere i numerosi frutti della sua instancabile attività; il più grande è stato l’Ordinazione dei primi Sacerdoti cattolici russi nel 1999, dopo 81 anni di vuoto. Era felice come un bambino, perché quei giovani erano i suoi allievi, i suoi figli che lui stesso aveva formato».

Luce del Vangelo, il settimanale cattolico
Don Bernardo Antonini aveva una fede da fanciullo e una saggezza da grande. Nella Pasqua del 1994 il Vescovo aveva detto ai sacerdoti che è necessario un organo di informazione nella diocesi. Quando il Vescovo lo incarica di preparare il giornale per tutta la diocesi moscovita, don Bernardo si mette all’opera. Assieme al Vescovo definisce le finalità del giornale, la struttura, i collaboratori. Acquista un computer, cerca una tipografia e si imbatte nientemeno che… nel Poligrafico dello Stato! Quando si presenta al direttore e gli chiede di stampare il giornale, l’altro risponde secco: «Non ho mai stampato una riga per i cattolici». E don Bernardo di rimando: «E quand’è che lei comincia a fare qualche opera buona?» E intanto sorride. Il direttore non risponde. Quel prete dal sorriso accattivante da vecchio amico e quegli occhi ridenti che ti spara in faccia inesorabile … lo ammorbidiscono. «Da, da» (Sì, sì, va bene), dice improvvisamente bonario, come costretto suo malgrado. In seguito, quando si portava il materiale da stampare, il direttore era sempre molto gentile, e diceva subito ai suoi: «Sono arrivati i cattolici; in due ore stampate tutto». Il 2 ottobre 1994 esce il primo numero di Sviet Evanghiela (Luce del Vangelo), il settimanale cattolico della immensa diocesi di Mosca. Don Bernardo, il fondatore e primo direttore, aveva scelto il titolo perché secondo gli insegnamenti del Concilio nel documento Inter Mirifica la stampa cattolica ha la funzione di rileggere i fatti alla luce del vangelo. Ottobre è un mese mariano, il mese del Rosario e don Bernardo mette il giornale sotto la protezione di Maria, la Vergine del Rosario. Victor Khroul, giornalista russo, docente all’Università di Stato, uno dei primi collaboratori di Sviet Evanghiela e caporedattore fino alla recente, improvvisa chiusura del Natale scorso, ricorda che don Bernardo era un giornalista perfetto che per sette lunghi anni assicurava il suo articolo settimanale. Nel 2004 Sviet Evanghiela ha ricevuto il premio ‘‘Titus Brandsma’’ dell’UCIP (Unione cattolica internazionale della stampa).

Il seminario a Mosca e il ritorno a San Pietroburgo
Il 29 giugno 1993, festa degli apostoli Pietro e Paolo, il Vescovo stende il Decreto di fondazione del Seminario per i futuri sacerdoti, a norma del Codice di Diritto Canonico. Lo prepara nel cuore della notte, affidando il Decreto a Gesù Eucaristia. Don Bernardo manda il Decreto al Santo Padre Giovanni Paolo II che ne è felicissimo e spedisce un pacco che contiene: un calice, una pisside, un ostensorio e una serie completa di paramenti per il nuovo Seminario. Il 1 settembre 1993 avviene la solenne apertura del Seminario Teologico a Mosca e alla Celebrazione Eucaristica presiede il Nunzio Apostolico, Mons. Francesco Colasuonno. L’inaugurazione avviene nella Chiesa dell’Immacolata Concezione, ancora adibita a fabbrica. Ma gli operai hanno aperto una breccia a piano terra, e lì è stata sistemata la Chiesa che funziona anche come sede provvisoria del Seminario che viene chiamato ‘‘Seminario Regina degli Apostoli’’ che accoglie 13 giovani.
Per il Rettore, Mons. Bernardo Antonini, era importante la purezza dell’ideale e cercava di infondere nei giovani aspiranti al Sacerdozio questa disposizione della mente e del cuore, così essenziale in una scelta di consacrazione. Conosceva a memoria interi brani della Bibbia e dei Documenti del Concilio Vaticano II e li citava spesso. In quel tempo la scuola e lo studio si svolgevano nei container prefabbricati e nella chiesa, si pativa il freddo e talvolta anche la fame. Don Bernardo era un sacerdote che formava a una sensibilità universale e alla conoscenza della realtà che veniva dagli organi di informazione: un addestramento intelligente al senso critico, alla valutazione degli eventi.
È il 1994. Dopo settant’anni di regime comunista il sindaco di San Pietroburgo promette al Vescovo di Mosca di restituire parte dello stabilimento dove si trovava il Seminario cattolico fin dal 1843, ora in condizioni disastrate. Don Bernardo è preoccupato, ma da lì a poco telefona la segretaria dall’Italia e gli comunica che c’è un bonifico di 100 milioni dalla Francia per la sua missione in Russia: la cifra esatta di cui necessitava per i lavori del Seminario! Don Bernardo non ricorda di avere amici francesi, però gli torna alla memoria l’incontro con due francesi durante un pellegrinaggio a Lourdes e a costoro aveva parlato della sua missione in Russia. Nel mese di ottobre 1995, tutto il seminario si trasferisce a San Pietroburgo, l’antica sede, dove tutti i giorni hanno luogo quattro ore di Adorazione Eucaristica. Il 23 maggio 1999, festa di Pentecoste, segna una data storica per il Seminario interdiocesano di San Pietroburgo e per la rinascita della Chiesa cattolica in Russia: l’ordinazione sacerdotale dei primi tre seminaristi seguita su Telepace da Giovanni Paolo II.

Uno ‘‘spiritus movens’’
Nel 1998 Mons. Antonini era stato insignito del titolo di Protonotario Apostolico, e il 16 agosto 2001 passò a Karaganda (Kazakhstan) al servizio della diocesi dove fu Vice-Rettore del Seminario e Vicario Episcopale per la Pastorale. Egli era ben conosciuto a Mosca, a San Pietroburgo, a Kaliningrad, a Ekaterinburg, nel Kazakhstan, in Georgia, in Bielorussia, in Moldavia e in altri Paesi. Per un lungo periodo viaggiò due volte alla settimana da Mosca a San Pietroburgo e ritorno. Viaggiava di notte, per guadagnare tempo. Così passava quattro notti per settimana in treno, ma al mattino, alle 6.30 era in chiesa e poi a scuola. «L’ho visto pregare notti intere per un seminarista o per un sacerdote in difficoltà», raccontava un suo collaboratore. Non si risparmiava mai e sollecitava anche gli altri – un trascinatore, uno “spiritus movens”.
Uno dei suoi antichi studenti nel Seminario di Verona oggi lo ricorda così: «Un sacerdote felice che pregava con amore, non negava a nessuno il suo sorriso e conosceva 10 lingue. In realtà ne parlava perfettamente solo una, quella dell’amore sconfinato di Cristo». Dopo la sua morte improvvisa, avvenuta il 27 marzo 2002 a Karaganda, sono venuti a Verona alcuni pellegrinaggi dalla Russia, e continuano ancora. Sono persone che l’hanno conosciuto in vita e ora vengono a pregare sulla sua tomba, nel cimitero di Raldon (Verona).

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S. Caterina da Siena