«Ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile ad un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche» (Mt 13,52)
N.4 - Luglio-Agosto 1999
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Expo 2000

Esposto il Mandylion di Edessa

Il padiglione della Santa Sede all’Expo 2000 di Hannover

di Johanna Bratke

Al centro del padiglione vaticano all’Esposizione Universale 2000 di Hannover, che durerà fino al 31 ottobre, si trova il cosiddetto "Mandylion" di Edessa (l’odierna Urfa nella Turchia), una riproduzione meccanica su un telo di lino dell’"autentico ritratto" di Gesù Cristo. L’icona, che durante l’Expo 2000 è presentata per la prima volta al pubblico europeo, è conservata nel Palazzo Apostolico del Vaticano, nella "Galleriola del Romanelli" – vicino alla Cappella "Redemptoris Mater", la cappella privata del Santo Padre – ed è considerata l’immagine più antica del volto di Gesù Cristo. La scelta di esporre proprio questo telo deriva dal motto che il Vaticano ha premesso alla sua presentazione all’Expo: "Cristo – ieri, oggi, sempre" (Ebr 13,8), ed è lo stesso scelto da Giovanni Paolo II per tutta la Chiesa Universale per la celebrazione dell’Anno Santo 2000, dato che la data ha il suo punto di riferimento centrale nella nascita di Gesù ed è diventata misura del computo del tempo moderno oltre tutti i confini nazionali e religiosi.
Il Mandylion di Edessa della Siria del Nord, che trova menzione per la prima volta con certezza nel VI secolo ma che rimanda stilisticamente ad opere nella Siria dell’Est del III secolo, è ritenuto l’archetipo di tutte le future immagini di Cristo. Dipinto con tempera su lino, fa parte di quei teli "non dipinti dall’uomo" (greco: a-cheiro-poietos) i quali secondo la leggenda sono o di origine celeste o nati per mezzo di riproduzione meccanica ancora durante la vita del modello.
Il Mandylion è legato alla "leggenda del re Abgar". Abgar, re di Edessa, gravemente ammalato, inviò un messaggero da Gesù con la preghiera di venire e di guarirlo. È vero che Gesù non andò personalmente dal re, ma Egli diede al messaggero un telo di lino nel quale aveva impresso il Suo volto in modo che si potesse vederlo sul telo. Il telo assieme ad una lettera di Gesù furono portati dal messaggero al re. Secondo la leggenda il re Abgar guarì. Nel 544 la stessa immagine del volto di Cristo ha cacciato i persiani da Edessa, come riporta il cronista Evagrius nel 593. Nel 944 il Mandylion viene portato dall’imperatore Costantino VII da Edessa a Costantinopoli, nel 1204 viene trasportato dai veneziani in un luogo incerto dell’Occidente. A partire dal 1587, il Mandylion si trova nel convento romano delle Clarisse, a San Silvestro in Capite, dove, nel 1623, è stato decorato dall’orafo Francesco Comi con la preziosa cornice d’oro e d’argento, pietre preziose e perle, che racchiude il telo come un ostensorio racchiude l’ostia. Ai piedi della cornice si legge due volte il nome della committente, la clarissa Suor Dionora Chiarucci. Nel 1870, su ordine di Papa Pio IX, il Mandylion viene portato in Vaticano, affinché con la fine dello Stato Pontificio non passasse, assieme alla città di Roma, allo Stato italiano.
Il padiglione della Santa Sede mostra anche citazioni dall’enciclica Redemptor hominis di Giovanni Paolo II nonché opere d’arte moderna e grandi fotografie sul tema: "Per uno sviluppo degno dell’uomo nella pace e nella giustizia". Dopa la chiusura dell’Expo il padiglione sarà destinato ad essere ricostruito in Lettonia dove servirà come chiesa e centro parrocchiale nella città portuale di Liepaja. Il trasporto in Lettonia verrà finanziato con i contributi dell’organizzazione Renovabis (azione di solidarietà dei cattolici tedeschi per i Paesi del Europa del Centro e dell’Est).

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